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mercoledì 26 novembre 2014

Viaggio nel bordolese...

Ho da poco concluso un bellissimo master di approfondimento, condotto da Samuel Cogliati, su un territorio vitivinicolo leggendario, il bordolese.
Vigne a perdita d'occhio, tra Garonna e Dordogna, i due fiumi che si incontrano vicino a Bordeaux e formano l'estuario della Gironda, che corre verso l'oceano atlantico.
Dal Medòc alle Graves, sulla riva sinistra di Garonna e Gironda, con la perla Sauternais, da Pomerol a St.Emillion sulla riva destra di Dordogna e Gironda dove si producono grandissimi grand cru dai prezzi inarrivabili!!.

Un territorio molto complesso per quello che concerne la legislazione e le gerarchie di "qualità" dei vari classment. Qualità che, come spesso accade, si può ritorvare con piacevoli sorprese anche in quelle realtà che magari non hanno un classament o che ne hanno uno in posizioni di secondo livello. Per esempio abbiamo assaggiato 5° e 4° cru classé di grande effetto, pur non avendo essi un piazzamento al livello di quelli più blasonati.
Esempio ancora più calzante è stato l'assaggio di grandi bottiglie provenienti da Aoc che addirittura non hanno classment particolari a giudicarne la qualità.

Questo è forse l'aspetto che mi ha intrigato di più di questi incontri. Scoprire queste realtà che, secondo me, all'interno di un territorio così mitico, sono riuscite a ritagliarsi uno spazio di tutto rispetto, dimostrando ancora una volta che, non c'è niente di scontato nel mondo del vino, al di là di ogni classificazione, disciplinare. Un vino prodotto da persone capaci, appassionate, con uve e terreni idonei, riesce ad esprimere grandi emozioni anche senza un nome altisonante.









Le mie impressioni...i miei 5 vini..quelli che mi hanno colpito ed emozionato di più...

Château Cos d'Estournel 2006 - Aoc Saint Estèphe

Bel colore rubino intenso con riflessi granato; nel bicchiere portato al naso sprigiona aromi tostati e torrefatti, note affumicate e di spezie ed erbe aromatiche essiccate, mentre all'assaggio è energico ma allo stesso tempo molto soffice. Grande ampiezza e grande trama tannica!
Cabernet Sauvignon 78% - Merlot 20% - Cabernet Franc 2%

- Château Carbonnieux 2006 - Aoc Pessac-Leognan

Siamo sicuramente in una terra di rossi, ma questo bianco mi ha veramente piacevolmente stupito. Si presenta con un colore dorato con bellissime sfumature ramate, il corredo aromatico è notevole. Comincia ad aprirsi con note vegetali di fieno e erbe aromatiche fresche, per poi arricchirsi con note di frutta secca..soprattutto nocciola..fino ad arrivare a note terziarie di polvere e trielina. Davvero complesso, e assaggiandolo, mantiene le aspettative; grande aromaticità e grande acidità, ottima salinità, il tutto addolcito da una morbidezza leggera e molto piacevole.
Sauvignon Blanc 70% - Semillon 30%

- Château Pontet-Canet 2007 - Pauillac

Questo vino è l'esempio emblematico del fatto che i classment, certe volte, possono trarre in inganno. Ci troviamo di fronte, infatti, ad un 5° Cru Classè, vale a dire il gradino più basso del classment storico di Bordeaux. Degustandolo però, si rivela, a mio avviso, un grandissimo vino. Granato profondo, regala note di frutta matura e sotto spirito, fiori e delicatissime note eteree di vernice e inchiostro. Ma è soprattutto in bocca che stupisce ancora di più; si ritrovano tutti gli aromi sentiti all'olfatto; è pieno, morbido, caldo con una delicata nota amara e soprattutto un bellissimo tannino, vellutato. Grande vino!!!
Cabernet Sauvignon 70% - Merlot 25% - Cabernet Franc 4% - Petit Verdot 1%

Château Planquette (adesso in etichetta solo "Planquette") - Didier Michaud 2010 - Aoc Mèdoc

Grande vino, per una denominazione "minore". Rubino molto intenso, esplodono all'olfatto note selvaggie, animali ed eteree, e un secondo momento anche note di frutta nera matura, liquirizia, anice e fiori secchi. In bocca ha una sorprendente acidità, molto rinfrescante, ma allo stesso tempo è caldo, con una grande trama tannica, che rende il vino molto avvolgente e persistente, con una sensazione dolce-amara nel finale...lunghissimo!!..Uno dei miei preferiti in assoluto tra tutti quelli assaggiati.
Cabernet Sauvignon 48% - Merlot 48% - Petit Verdot 4%
(qui il prezzo è anche alla portata 25/30€!!)

Château Latour-Martillac 1982 - Aoc Pessac-Leognan

Beh...vino di un'annata considerata strepitosa a Bordeaux, e anche in questo caso degustiamo un gioiello. Colore granato, dalla leggera sfumatura aranciata, profumi molto intensi che virano dalle note fruttate a note eteree e etiliche, simile ad un grande distillato. Assaggiandolo, mi stupisce la grande freschezza, ma soprattutto, la grande compostezza e completezza in tutte le sue componenti, con un tannino delicato ed elegantissimo...Chapeau!!!
Cabernet Sauvignon 60% - Merlot 35% - Petit Verdot 5%


Questi sono i vini che ho scelto come i miei preferiti, anche se, durante il master ho avuto la fortuna di assaggiare dei veri mostri sacri dell'enologia mondiale, che mi hanno lasciato, assolutamente senza parole, e che senza ombra di dubbio, confermano la fama di questo grandissimo territorio.

Alcuni esempi:

Château L'Evangile 2006 Aoc Pmerol
Château Angelus 2004 Aoc St.Emillion Grand Cru
Château d'Yquem 1995 Aoc Sauternes
Château Mouton-Rotschild 2007 Aoc Pauillac









...Ça va sans dire...


martedì 21 ottobre 2014

Made in Belgium

Se non si fosse ancora capito, io amo il Belgio!

Questo piccolo paese del nord europa è caratterizzato dall'unione di due grandi regioni, Vallonia e Fiandre, che, pur parlando lingue diverse, hanno una cosa in comune, la grandissima tradizione brassicola.
C'è poi Bruxelles, e i comuni limitrofi, a formare una piccola regione che racchiude in sé un po' di tutte e due le culture. 




Sembra uno scherzo del destino, ma i colori della bandiera, storicamente ripresi dagli antichi colori dello stemma del ducato del Brabante, sono anche i 3 colori con cui sono solite caratterizzarsi nell'accezione comune le birre.
Giallo...birre chiare/bionde...il rosso per le ambrate/ramate, e il nero per le scure.

Il Belgio è l'universo birrario più complesso, perché gli stili non hanno aspetti gustativi comuni, come accade per le birre tedesche caratterizzate per la semplicità degli ingredienti e prevalentemente orientate su profili maltati, o come per le inglesi più luppolate e amare.
Perciò addentrarsi negli stili belga è secondo me un'avventura molto interessante ed emozionante per ogni appassionato di birra.
Rispettando la tendenza mondiale, anche in Belgio, la maggior parte delle birre prodotte e consumate sono le classiche lager a bassa fermentazione (Jupiler, Stella Artois ecc), ciò nonostante, c'è un notevole consumo di quelle prodotte ad alta fermentazione, su cui mi soffermerò maggiormente nella descrizione, perché più particolari, complesse e storiche.






Stili:

ALTA FERMENTAZIONE


Belgian Pale Ale:
Birre dal colore ramato/ambrato, bilanciate tra malto e luppolo, con un sentore caratteristico di lievito. Sono prodotte e molto consumate nella zona del Brabante Fiammingo e nelle Fiandre, soprattutto nella città di Anversa, dove alcuni birrifici producono birra fin dal 1700. Questo stile fu modificato rispetto ai secoli scorsi, dopo la seconda guerra mondiale, per creare una birra che ricordasse le Pale Ale luppolate inglesi, e perché fosse una "birra da tutti i giorni" di facile beva che rappresentasse un'alternativa di consumo alle Lager.
Grado alcolico 4.8-5.5%Vol

Esempi commerciali: De Koninck, Speciale Palm, Dobble Palm, Russian River Perdition, Ginder Ale, Op-Ale, St. Pieters Zinnebir, Brewer’s Art House Pale Ale, Avery Karma, Eisenbahn Pale Ale, Blue Moon Pale Moon 


Belgian Blonde/Golden Ale:
Birre dal colore dorato, presentano aromi fruttati e di miele, e al gusto sono tendenzialmente più spostate su note dolci e di malto, con discreto luppolo e una leggera speziatura data dai lieviti. Sono birre molto popolari e diffuse, e anche questo stile è stato creato nel tempo, per avvicinare i consumatori del centro europa abituati al consumo di birre tedesche o ceche tipo Pils o Lager. Sono "bionde" simili per concezioni alle chiare europee, ma con carattere tipicamente belga. I mosti di partenza sono più ricchi in zucchero (tra 13-17°Plato) e danno a queste birre un range alcolico maggiore delle precedenti. In Italia useremmo la bruttissima nomenclatura giuridica "Doppio Malto".
Grado alcolico 6-7.5%Vol

Esempi commerciali: Leffe Blond, Affligem Blond, La Trappe (Koningshoeven) Blond, Grimbergen Blond, Val-Dieu Blond 


Belgian Strong Golden Ale
La birra belga per antonomasia. Bellissimo colore giallo dorato con schiuma fine, abbondante e binchissima; profumi floreali e fruttati con importanti note fragranti di lievito. Al gusto è una birra corposa, ma allo stesso tempo rinfrescante e con una buona secchezza finale, data dall'aggiunta nel processo di produzione dello zucchero bianco candito, di grande e pericolosa bevibilità! La capostipite di questo stile è la Duvel del birrificio Moortgat, chiamata così dopo l'esclamazione di un calzolaio che disse: "Questo è davvero un diavolo di birra!!" Da cosa è data la "pericolosità" della beva?...dal grado alcolico rilevante! che è molto ben nascosto dalla bravura dei maestri birrai!!
Grado alcolico 7.5-10.5%Vol

Esempi commerciali: Duvel, Russian River Damnation, Hapkin, Lucifer, Brigand, Judas, Delirium Tremens, Dulle Teve, Piraat, Great Divide Hades, Avery Salvation, North Coast Pranqster, Unibroue Eau Benite, AleSmith Horny Devil 


Belgian Strong Dark Ale
La versione scura delle precedenti, anche se hanno caratteristiche differenti, date soprattutto dalla diversa composizione dei malti di partenza. Io amo definirle come birre da "cioccolato" perché a mio modesto avviso creano con i dolci, soprattutto col cioccolato un abbinamento formidabile. Il colore è un marrone scuro, e i sentori che sprigionano sono una scia infinita di note di frutta secca, frutta sotto spirito, spezie dolci, caffè e cioccolato, liquirizia..che poi si ritrovano all'assaggio, accompagnati da una grande morbidezza in ottimo equilibrio con la secchezza finale e leggerissimo luppolo, qui lo zucchero candito aggiunto è scuro, e aiuta anche a creare una tonalità di colore profonda. La prima e mitica birra in questo stile è sicuramente la leggendaria Trappista Westvleteren 12, prodotta dal birrificio dei monaci dell'Abbazia di Sint-Sixtus nell'estremo sud-ovest delle Fiandre, una specie di Sacro Graal dei birrofili.
Grado alcolico: 8-10,5%Vol

Esempi commerciali:  Westvleteren 12, Rochefort 10, St. Bernardus Abt 12, Gouden Carolus Grand Cru of the Emperor, Achel Extra Brune, Rochefort 8, Southampton Abbot 12, Chimay Grande Reserve, Lost Abbey Judgment Day 


Birre d'Abbazia e Birre Trappiste

Innanzitutto occorre mettere dei puntini sulle i, in quanto è importante sottolineare che Birre d'Abbazia e Birre Trappiste, NON SONO STILI birrari, ma CATEGORIE di birre.
Per Birre d'Abbazia, si intendono tutte quelle birre che sono prodotte o da birrifici industriali (quasi per il 90%) e artigianali a cui i monaci hanno dato la licenza di produzione, o da birrifici vicino a monasteri i quali usano le antiche ricette monacali, e di conseguenza riportano in etichetta, come ricordo della tradizione, il nome dell'abbazia. Alcune, invece, come S.Bernardus, Abbey du rocs, riportano in etichetta nomi di abbazia che però non sono mai esistite.
Le Birre Trappiste seguono regole specifiche garantite dal marchio ufficiale di cui si possono fregiare solo alcuni monasteri, al momento 10 in tutto il mondo, 6 in Belgio (Chimay, Rochefort, Orval, Achel, Westmalle, Westvleteren), 2 in Olanda (La Trappe, Zundert) 1 in Austria (Engelszell) e 1 negli Stati Uniti (Spencer). 

Le regole trappiste: 
1. La produzione deve essere condotta all'interno del monastero direttamente dai monaci, o su stretta supervisione dei monaci.
2. La scelta di ingredienti, tipologia di produzione e orientamento commerciale dipende esclusivamente dalla comunità monastica.
3. I guadagni dalla vendita servono solo al sostentamento della comunità monastica, o vengono impiegati per opere di bene a discrezione della comunità stessa.





All'interno di queste due categorie, le varie birre prodotte, possono essere di stili diversi:
Es. Leffe o Affligem sono entrambe Birre d'Abbazia. La Leffe e Affligem Blonde sono birre di stile Belgian Blonde Ale, perciò fanno parte di una categoria, ma il loro STILE è Belgian Blonde Ale
Es. Rochefort 10 (tappo blu) è una Birra Trappista, ma lo STILE è Belgian Strong Dark Ale


Esistono due stili che sono stati "inventati" dai monaci di Notre Dame du Sacre Coeur, di Westmalle, e che quindi spesso caratterizzano alcune birre Trappiste.

Dubbel
I monaci erano soliti separare i mosti, da quello più ricco in zuccheri a quello più semplice. Da qui nasce intorno al 1920, a Westmalle, lo stile Dubbel, che rappresenta birre caratterizzate da buon grado alcolico, colore scuro dato dall'uso di malti più tostati, e una tipica dolcezza mielata, in ottimo equilibrio con una buona secchezza. Tipica birra da accompagnamento per i formaggi (magari Trappisti) e per stufati di carne.
Grado alcolico 6.5-7.5%Vol

Esempi commerciali: Westmalle Dubbel, St. Bernardus Pater 6, La Trappe Dubbel, Corsendonk Abbey Brown Ale, Grimbergen Double, Affligem Dubbel, Chimay Premiere (Red), Pater Lieven Bruin, Duinen Dubbel, St. Feuillien Brune, New Belgium Abbey Belgian Style Ale, Stoudts Abbey Double Ale, Russian River Benediction, Flying Fish Dubbel, Lost Abbey Lost and Found Abbey Ale, Allagash Double 



Tripel
Anche questo stile nacque a Westmalle, una volta veniva chiamata "superbirra", proviene dal mosto più zuccherino che veniva usato per produrre la birra più importante e strutturata. Le caratteristiche principali sono colore dorato, profumi speziati, agrumati con un discreto luppolo, e una pronunciata secchezza che la rende molto bevibile nonostante il buon grado alcolico.
Grado alcolico: 7.5-9.5%Vol

Esempi commerciali: Westmalle Tripel, La Rulles Tripel, St. Bernardus Tripel, Chimay Cinq Cents (White), Watou Tripel, Val-Dieu Triple, Affligem Tripel, Grimbergen Tripel, La Trappe Tripel, Witkap Pater Tripel, Corsendonk Abbey Pale Ale, St. Feuillien Tripel 

Uno stile di birra che era quasi scomparso, ma che è stato riportato in auge intorno agli anni '60, è la Bière Blanche o Wit Bier, una tipologia di birra prodotta con una percentuale di frumento non maltato intorno al 60-70% e con l'aggiunta di coriandolo e bucce d'arancia amara.
Pierre Celis fu la persona che ridiede slancio a questo stile, volendo ricreare la birra che beveva da bambino (in Belgio bevono pure i bambini!!), e lasciando poi la ricetta ad un birrificio che la iniziò a produrre con grande successo, la Hoegaarden.

Oud Bruin
Sono rimasti pochi produttori per questo stile, originario della cittadina di Oudneaarde nell'est delle Fiandre, le cui caratteristiche principali sono date dal tipico gusto dolce-acido. Sono birre scure, con sentori di malto tostato, dal corpo medio, che subiscono una fermentazione "mista". Infatti vengono lasciate in botti di legno dove il profilo organolettico viene modificato anche da batteri lattici/acetici e dal legno stesso. Di solito alla birra che viene prodotta in acciaio, viene assemblata una parte di birra invecchiata in legno.
Grado alcolico: 4-8%Vol

Esempi commerciali: Liefman’s Goudenband, Liefman’s Odnar, Liefman’s Oud Bruin, Ichtegem Old Brown, Riva Vondel  



Red Flemish Ale
Anche di questo stile esistono pochissimi produttori; è una birra molto particolare, prodotta nelle Fiandre occidentali, dal colore rosso-marrone e dal caratteristico gusto acidulo, dato anche qui dalla maturazione in botti di legno a contatto con batteri acetici e lattici. Anche per questo stile, alla birra prodotta in acciaio viene assemblata una birra maturata in botte, per ammorbidire l'acidità e renderla più complessa al gusto. Il maggior produttore è Rodenbach, che produce anche birre "millesimate" che invecchiano per più tempo in botte.
Grado alcolico: 4.5-6.5%Vol

Esempi commerciali: Rodenbach Grand Cru, Rodenbach Klassiek, Bellegems Bruin, Duchesse de Bourgogne, Petrus Oud Bruin, Southampton Flanders Red Ale 

A parte, rispetto a questo mare di stili, vengono classificate tante birre sotto la categoria "Special".
In questa categoria si trovano birre che non seguono nessuno stile particolare, ma hanno caratteristiche di originalità spiccate; per esempio birre al miele, birre amarissime e birre create appositamente solo per eventi (quaresima, birre di natale) o ricorrenze (cresima, battesimo).

Per quanto riguarda le birre a fermentazione spontanea (Lambic), sono birre particolarissime, che di solito si amano o si odiano, io le amo!!!!...e a tal proposito ho dedicato un post precedente su questo blog interamente a loro, perciò rimando alla lettura di tale post per saperne di più sulle caratteristiche.

Il Belgio è un paese dall'infinita cultura birraria, e quello che lo caratterizza maggiormente, a mio avviso, è l'ecletticità, la grande genialità ed estro dei suoi maestri birrai, che fanno si che le birre siano riconoscibili in tutto il mondo.

Un piccolo paese dai grandi tesori!!!







lunedì 8 settembre 2014

Salento...sole, mare..e vino!

Si è concluso da poco il mese di Agosto, il mese delle vacanze, che già solo nominarlo fa venire subito in mente una spiaggia, un ombrellone e l'azzurro del mare. Sicuramente a qualcuno potrà far venire in mente boschi, prati e montagne maestose, o città più o meno lontane in Europa e nel mondo da visitare, o magari a qualcun altro può far pensare anche solo semplicemente ad un periodo di relax e serenità.
Nel mio caso se ripenso alle mie vacanze (da poco concluse), non posso che lasciarmi prendere dalla voglia di raccontare il luogo dove sono stato, ossia il Salento!!

Prendendo perciò spunto dalla mia meta di villeggiatura, mi piacerebbe, qui, raccontare qualcosa in chiave enologica di questa "regione".



- Salento -








« Terra tra i due mari Adriatico e Ionio partendo da una linea condotta dal punto più interno del golfo di Taranto fino alla contrada del Pilone a nord di Ostuni »
(Cosimo De GiorgiCenni di geografia fisica della provincia di Lecce, Lecce, 1889)


Chiamato anche Messapia, dal nome degli antichi abitanti, comprende la piana di Lecce, quella Zagarese fino a Capo d'Otranto e quella di Matino sul Mar Jonio fino a Santa Maria di Leuca.
La vastità delle coltivazione di ulivi, sicuramente domina il paesaggio, ma, in ogni caso, anche la presenza della vite, specialmente in determinate zone è del tutto rispettabile.
Questa, è una terra, calcarea, molto fertile e permeabile che si caratterizza soprattutto per il suo colore rosso-ocra per la forte presenza di ferro, e dove si coltivano principalmente vitigni a bacca rossa, anzi, benché siano sinonimi, in questo caso verrebbe proprio da dire "a bacca nera" in quanto queste uve hanno un'elevato contenuto in antociani e tannini che, a completa maturazione, ragalano frutti di un colore blu scuro molto intenso.

I vitigni:

Primitivo

Imparentato con lo Zinfandel californiano (ma la questione è molto controversa), si pensa che il suo nome derivi da "primaticcio" ad indicare la non comune precocità di maturazione. E' il vitigno da cui si ricava il vino rosso più famoso di Puglia, il Primitivo di Manduria. Viene coltivato sopratutto nella zona della provincia di Taranto, e dà un vino che si presenta con un colore rubino con riflessi violacei molto intensi, con dei profumi altrettanto intensi di piccoli frutti rossi e neri. Ha una gran struttura, ricca in alcol, con una buona tannicità e un'intensa persistenza gusto-olfattiva. Vino perfetto da far invecchiare con pazienza in cantina, per poi aprirlo e abbinarlo a pietanze di carne rossa, come arrosti, carne d'agnello e grandi formaggi stagionati.
Una menzione particolare, va alla tipologia "Dolce Naturale" che non sfigura su dolci anche complessi a base di cioccolato.

Negro amaro

Forse il più autoctono dei vitigni a bacca rossa, figlio di questa terra, è proprio il vitigno (e vino) bandiera del Salento. Diverso per alcune caratteristiche dal Primitivo, gioca però un ruolo di primo attore in quasi tutte le Doc e Igt del Salento. E' il vitigno più coltivato, e dà vini con profumi molto intensi di frutta scura, ma anche di macchia mediterranea, spezie e terra. Notevole anche la struttura e il tannino, con un'acidità maggiore rispetto al precedente. Infatti, oltre a vini rossi, anche da invecchiamento, con il Negro amaro si producono anche vini rosati tra i più buoni d'Italia. Interessante l'abbinamento di questi ultimi con pesci in zuppa o preparazioni a base di verdure con un tocco di piccante. Per quanto riguarda i rossi, sono i compagni ideali per i piatti più tipici della cucina salentina: Sagne 'ncannulate, orecchiette con sugo di salsiccia, carni rosse e interiora alla griglia.





Primitivo

















Negro amaro



















Questi due sono i vitigni più importanti; c'è da sottolineare però la presenza anche di altri vitigni autoctoni, che entrano a far parte della composizione dei vini delle diverse Doc salentine.

Malvasia Nera di Lecce
Malvasia Nera di Brindisi
Ottavianello
Susumaniello

I vitigni a bacca bianca sono decisamente meno coltivati e di conseguenza anche i vini bianchi sono in netta minoranza. Da segnalare comunque che quasi tutte le Doc salentine hanno anche la tipologia "Bianco", dove la Malvasia bianca è predominante, con buona presenza di Chardonnay, ma anche di qualche vitigno autoctono come Bianco d'Alessano e Verdeca.

Terra sicuramente affascinante il Salento, tra il barocco delle città e il mare cristallino, ci sta proprio bene un calice di vino!









mercoledì 30 luglio 2014

History "Bock"


Partendo da questo gioco di parole, raccontiamo la storia di un particolare stile birrario tedesco;
le "Bock".

Originarie della città di Einbeck, situata nel nord della Germania, erano considerate pregiate fin dal medioevo, in quanto erano prodotte in una zona dove erano concentrate le prime coltivazioni di luppolo. Inoltre, la vicinanza ai porti, favorì l'esportazione verso i Paesi Bassi, la Scnadinavia e il Regno Unito. Episodi che confermano la fama che avevano al tempo queste birre; il fatto che vennero inviate a Martin Lutero per i festeggiamenti del suo matrimonio, o che il Duca di Brunswick le spedì per ristorare i membri della Dieta di Worms nel 1521.




Einbeck sulla cartina geografica




Durante la guerra dei trent'anni (1618-1648) la produzione iniziò a declinare, causa l'interruzione dei traffici commerciali. Lo stile birrario, tuttavia, rimase molto famoso, tanto che nel 1621 il Duca di Monaco, Maximilian, invitò nella città bavarese, Elias Pichler, un birraio di Einbeck.
Dal momento del trasferimento di Pichler in Baviera, questo stile si innestò nel substrato di tradizioni brassicole di Monaco, arricchendolo di una nuova tipologia.
Possiamo perciò dire, che lo stile "Bock", non è propriamente originario di Monaco, anche se qui sono concentrate al giorno d'oggi le espressioni migliori dello stile, ma è stato sostanzialmente "importato".
A Monaco, questo stile, trovò un terreno ideale per il proprio sviluppo, grazie soprattutto alle tecniche di bassa fermentazione, tipiche e caratteristiche della città, le quali andavano a rendere meno forte e dura la birra prodotta.
Sicuramente, il termine "Bock" deriva dal nome della cittadina tedesca d'origine, anche se vi sono altre due teorie, che vanno ad aggiungersi a questa, ritenuta comunque la più ufficiale.
La prima prende spunto dalla traduzione letterale della parola "Bock", che significa "caprone" "ariete", che starebbe a sottolineare la tipica forza maltata e struttura della birra.
Altra ipotesi suggestiva sull'origine del nome, risalirebbe alla tradizione popolare che era solita identificare queste birre, come quelle prodotte nei mesi invernali (dicembre-gennaio), perciò sotto il segno del "Capricorno".
Come si può notare dalle spiegazioni etimologiche, è indubbio che questo stile di birra si caratterizzi per forza maltata e struttura.

La "Bock tipo" ha queste caratteristiche di base:

FERMENTAZIONE: Bassa
COLORE: Ambrato scuro/Marrone
AROMA: Note decise di malto, alcune note etiliche e di frutta nera (prugna, uvetta), lievi sentori floreali di luppolo
GUSTO: Ritornano le note di orzo maltato, con qualche nota tostata; l'amaro del luppolo è molto ridotto, ma aiuta a contenere la forza dolciastra del malto, dando una tendenza dolce equilibrata e gradevole nel finale
GRADO ALCOLICO: da 6,5 a 8%vol









Bock vengono prodotte un po' dappertutto, ma in questo caso ci soffermiamo a descrivere le più tipiche prodotte in Baviera. Nella tradizione brassicola bavarese, di birre Bock, ne vengono prodotte diverse tipologie, secondo l'antica consuetudine del seguire il ritmo delle stagioni:


  • DUNKLES BOCK: Sono le birre che vengono prodotte per il periodo natalizio, infatti, dal       primo di Ottobre le birrerie di Monaco iniziano la produzione, in modo che siano pronte per la prima domenica di Avvento. Sono generalmente più scure delle tradizionali (per aggiunta di piccole percentuali di malto tostato) e vengono consumate tradizionalmente dopo una passeggiata per i coloratissimi mercatini di Natale, per rinfrancarsi dal freddo, magari accompagnandole con una fetta di Sacher!
     Esempi commerciali: Einbecker Ur-Bock Dunkel, Kneitinger Bock, Aass Bock, Great Lakes   Rockefeller Bock, New Glarus Uff-da Bock, Penn Brewery St. Nikolaus Bock 


  • DOPPELBOCK: Sono la versione più complessa e alcolica delle Bock classiche, anche se, va detto, l'origine e la storia delle Doppelbock, hanno altre radici. Infatti è l'evoluzione di uno stile monastico che non c'entra direttamente con le Bock, ma viene accomunato soprattutto perché la ricetta di partenza è molto simile e si considera perciò una sorta di stile con caratteristiche simili alle precedenti birre, ne è dimostrazione il fatto, che, continuando a seguire il ritmo delle stagioni, queste sono le birre prodotte nel periodo della quaresima e del carnevale. In ogni caso per le Doppelbock ci vorrebbe un altro post scritto appositamente! (sarà fatto al più presto!)
  Esempi commerciali: Paulaner Salvator, Ayinger Celebrator, Weihenstephaner Korbinian, Andechser Doppelbock Dunkel, Spaten Optimator, Tröegs Troegenator 


  • HELLES BOCK: Arriviamo in primavera, nel mese di Maggio, dove anche la nostra birra Bock sembra volersi alleggerire, ma solo nel colore! Il nome HELLE, significa chiaro, e indica le famose Lager bavaresi fresche e dissetanti, che si bevono in estate, perciò questo "sotto-stile" caratterizza quelle Bock più ambrate-dorate che sembra quasi vogliano introdurci ad un tempo più mite e segnalarci la fine della stagione invernale. In un ristorante di Monaco, tavoli all'aperto, coi primi tiepidi raggi di sole, accompagnata da salumi bavaresi, würstel e patatine fritte, può essere un'ottima esperienza gustativa.
  Esempi commerciali: Ayinger Maibock, Mahr’s Bock, Hacker-Pschorr Hubertus Bock, Altenmünster Maibock, Capital Maibock, Einbecker Mai-Urbock, Blind Tiger Maibock 


  • EISBOCK: Questa è una specialità della città di Kulmbach. Si ottiene dalla refrigerazione ad una temperatura molto bassa, di una Bock o Doppelbock. Si formano dei cristalli di ghiaccio che poi vengono eliminati, e in questo modo se ne ricava una birra molto concentrata e alcolica.
       Esempi commerciali: Kulmbacher Eisbock, Eggenberg Urbock Dunkel Eisbock, Niagara Eisbock, Southampton Double Ice Bock, Capital Eisphyre 


  • WEIZENBOCK-WIZENDOPPELBOCK-WEIZENEISBOCK: Sono le stesse tipologie di birre descritte fino adesso, l'unica cosa che cambia, è la presenza di frumento maltato nella composizione iniziale (50%)
Esempi commerciali: (Scure) – Schneider Aventinus, Schneider Aventinus Eisbock, Eisenbahn Vigorosa, Plank Bavarian Dunkler Weizenbock; (Chiare) – Weihenstephaner Vitus, Plank Bavarian Heller Weizenbock 












Questo stile di produzione, affermò in maniera ancora più netta, la diffusione della tecnica della bassa fermentazione, soprattutto in Baviera, dove hanno rappresentato nel tempo, l'evoluzione delle birre scure di Monaco (Munich Dunkel), e hanno messo le basi per le future birre ambrate a bassa fermentazione come (Marzen/Oktoberfest e Vienna).

Con questa estate piovosa e piuttosto fresca, una birra Bock non sembra proprio essere fuori luogo!

Prost!

lunedì 21 luglio 2014

Alla scoperta della Spagna...enologica!

Recentemente, folgorato da alcuni vini spagnoli assaggiati, ho pensato (come spesso mi capita di fare anche per altre realtà) di andare subito ad approfondire e a cercare di saperne di più.
Innanzitutto mi sono imbattuto in siti sempre molto curati e ben fatti, su cui ho cercato di farmi un'idea del panorama vitivinicolo spagnolo, cercando di superare le, pur fantastiche, ma molto classiche Rioja e Ribera del Duero. Sono rimasto piacevolmente stupito dalla grande varietà, non solo di denominazioni, ma anche di vitigni e tipologie di vino che creano un affascinantissimo e molto interessante profilo di "terroir". Un intreccio di storia, cultura, uomini, tradizioni, vitigni, aspetti climatici, che mi è sembrato subito tremendamente appassionante. Da qui l'idea di raccontare nel modo più dettagliato possibile la realtà enologica spagnola, con tutte le notizie e le nozioni teoriche, ma con anche una ricca parte di degustazioni pratiche, per poter illustrare così vini di diverse aziende di diverse aree geografiche, e con diverse caratteristiche.
Personalmente mi piace progettare in grande stile, perciò il sogno sarebbe quello di realizzare un libro-guida che illustri tutto ciò.
Un progetto ambizioso, per il quale, mi ci vorrà un bel po' di tempo, soprattutto per quanto riguarda la parte di degustazioni, dovendo organizzare viaggi nei vari luoghi o anche nei vari eventi internazionali.
Quanto ci vorrà non lo saprei quantificare...di sicuro ci metterò tutta la passione e la voglia che ho!

Riporto ora una breve introduzione, che ho messo nero su bianco, al lavoro che vorrei fare...

[Viaggio alla scoperta del “Terroir” spagnolo. Partiremo dalle coste assolate del Mediterraneo,  Barcellona, il Penedes e la culla del Cava, il magico paesaggio dell’entroterra con il Priorat, gioiello incastonato tra i monti con vigneti terrazzati su terreni ripidi, impervi e pietrosi.
Passeremo dalle pendici dei Pirenei, seguendo le orme dei pellegrini del cammino di Santiago de Compostela, scoprendo tesori come la zona del Somontano, alle coste ventose e frastagliate affacciate sull’oceano Atlantico. Passeremo da Pamplona, tra le terre basche e la cordigliera Cantabrica, saltando a piè pari i maestosi Picos de Europa, andremo alla scoperta della rigogliosa e nascosta Galizia, percorrendo le zone interne, cariche di un fascino riservato, quasi misterioso, fino a che sferzanti venti oceanici ci faranno capire che più in là è vietato proseguire. In questo paesaggio, tra scogliere maestose e fiordi formati dall’erosione dell’oceano, scopriremo le Rìas Baixas, dove si producono vini bianchi che vengono considerati tra i più pregiati e costosi di Spagna.
Costeggeremo i fiumi Ebro e Duero, che ci regaleranno emozioni, con i vini più blasonati della penisola, infatti qui nascono i vini della Rioja e della Ribera del Duero famosi nel mondo!
Ci sembrerà di ripercorrere le mitiche campagne del buon Don Chisciotte, tra mulini a vento e distese infinite di olivi, quando attreverseremo la regione de La Mancha, con l’area vitata più grande del mondo (quasi 200.000 ha).
E poi ancora più giù, nel profondo sud, dove tra paesaggi bruciati dal sole rovente, architetture arabeggianti, conosceremo da vicino un tesoro antichissimo; lo Sherry.
Come una risacca, risaliremo di nuovo, percorrendo le coste del sudest, deliziandoci coi dolci nettari di Valencia e Alicante.
Un giro enologico in cui cercherò di dare più informazioni possibili su denominazioni, vitigni, vini, ma soprattutto, cercherò di trasmettere quello che è il terroir spagnolo, nella più nobile delle definizioni…
Terroir=Terreno-Vitigno-Clima-Uomo   



Buon Viaggio!]

Per ogni aggiornamento...alle prossime puntate!!



mercoledì 28 maggio 2014

Mâconnais...Borgogna da scoprire...

Quando Ais Milano, organizza serate degustazione con Samuel Cogliati, cerco di essere sempre presente, perché li ritengo veri momenti di approfondimento, su territori (soprattutto francesi) che senza questo prezioso aiuto rimarrebbero sempre nell'ombra.
Ultimo tema trattato qualche sera fa dal bravissimo relatore, è stato il Mâconnais, territorio a sud della Borgogna più rinomata (Côte d'or).

L'areale viticolo risulta molto frastagliato, sparso tra boschi e pascoli, in numerosi comuni, che fanno parte amministrativamente del dipartimento Sâone et Loire situati geograficamente in un triangolo i cui capi sono la cittadina di Mâcon a sud, Cluny, con l'antica e storica abbazia, a ovest, e l'altra cittadina di Tournus a nord.
Qui, come nel resto della Borgogna "bianchista", domina lo Chardonnay, vitigno che si sa adattare bene ad ogni tipo di terroir e con cui si possono produrre vini molto diversi per caratteristiche organolettiche.
La realtà storica di questo territorio, a partire dagli anni '70, ci parla di un territorio sostanzialmente con due anime; molte cantine sociali da una parte, e produzione di vini in una  particolare denominazione (Pouilly-Fuissè), dai prezzi elevati, che sono stati esportati per anni in USA.
Tuttora, nonostante il potenziale, la zona fatica ad ingranare; un esempio è la difficoltà nel riconoscimento delle zone d'elezione (Cru), infatti attualmente sono concesse solo le menzioni "Climat" cioè singola vigna.


Nel Mâcon abbiamo 8 denominazioni:

3 con il nome Mâcon:

  1. Mâcon (bianchi, rossi, rosé)
  2. Mâcon-Villages (solo per vini bianchi)
  3. Mâcon + nome del comune (27 comuni) (bianchi, rossi, rosè)
5 "village" che comprendono diversi comuni
  1. Pouilly-Loche
  2. Pouilly-Vinzelle
  3. Saint-Vèran
  4. Viré-Clessé
  5. Pouilly Fuissè
Gli ultimi due sono, quelli che danno prodotti qualitativamente più rilevanti.
Nella prima (Viré-Clessé) si hanno anche rare produzioni di vini abboccati con leggera Botrytis, chiamati "Grains cendres" o "Cuvèe levroutè"
Nella seconda Pouilly-Fuissè si trova il comune di Vergisson, la perla del Mâcon, dove sono prodotti alcuni dei vini più buoni.

La composizione dei terreni è variegata, anche se si possono individuare indicativamente tre fasce:
Terreni marnoso-calcarei
Terreni argillosi con percentuali di calcare
Terreni più granitici con parti di silicio.


I Vini

1. Pouilly-Fuissè "Pierrefolle" -Château des Rontes- 2007
Profumi discreti e delicati, ricorda lo Champagne, con note di scorza d'agrumi, anice e note dolci di latte e miele; grande corrispondenza gusto-olfattiva all'assaggio; si ritrovano tutte le sensazioni, sorrette da un'acidità vivacissima e buona salinità.

2. Mâcon-Verzè -Domaine Leflaive- 2011
Molto diverso dal primo, si apre con note sulfuree, di gomma, di distillato; molto intenso ma crudo.
In bocca ha meno acidità del precedente, è più semplice ma dà sensazioni più rotonde, ha più volume.

3. Pouilly-Fuissè "En Buland" vieilles vignes -Domaine Barraud- 2012
Sentori netti di frutta matura, mela cotogna, frutta esotica, ma anche sentori floreali e note di miele.
L'assaggio rivela un vino molto morbido, quasi masticabile, salino con rimandi di buccia d'agrume. Molto molto persistente!

4. Pouilly-Fuissè "Les Crays" -Domaine Barraud- 2012
Stesso produttore, diverso appezzamento di vigneto, e infatti, il vino cambia. I sentori al naso sono molto più sottili, ma di grande eleganza. Note citrine, di spezie, sesamo con una delicata nota eterea di vernice. Molto composto e ordinato in bocca, con una bella acidità e buona morbidezza. Ha già adesso le carte in regola, ma viene la curiosità di aspettarlo qualche anno per vedere come può evolvere!

5. Mâcon-Pierreclos "Le Chavigne" -Domaine Guffens-Heynen- 2010
Personalmente l'ho trovato il migliore della batteria. Avrebbe bisogno di essere scaraffato e aspettato un giorno, tanto si nota all'olfatto una notevole complessità, che si apre piano piano, con note di fiori, frutta e bellissime note minerali di pietra focaia. Stupisce per la grande acidità accompagnata da ottima morbidezza, e una sensazione di amaro per niente fastidioso ma bensì avvolgente che va di pari passo con una piacevole salinità. Anche qui grande persistenza!!

6. Viré-Clessé -Domaine Emilian Gillet- 2011
Un'esplosione di note fruttate dolci; gelatina di frutta, fragola e belle note di fiori come il glicine, sicuramente il più intenso all'olfatto di quelli assaggiati. Buona acidità, ma anche morbidezza; è prodotto lasciando un leggerissimo residuo zuccherino, che dà una nota di dolcezza avvolgente.




Insomma, il Mâconnais è sicuramente una zona ancora tutta da scoprire...dal grande potenziale, pur essendo agli antipodi geograficamente rispetto a Chablis, in alcuni casi, si può ritrovare qualcosa che lo ricorda nel bicchiere; e in alcuni casi neanche non così lontana dalla leggendaria Côte d'or!!



venerdì 2 maggio 2014

Lambic...prodotto della natura

Vorrei parlare di un particolare stile di birra che, personalmente, adoro...le birre a fermentazione spontanea...le Lambic!


Siamo in Belgio, nei dintorni della capitale, Bruxelles, città multietnica e multisfaccettata, per essere più precisi nella valle della Senne, a sud-ovest della città. Qui nasce una birra che, si può definire, un prodotto della natura!!
Infatti la particolarità della tecnica di produzione sta nella fermentazione spontanea, senza alcun inoculo di lieviti selezionati, e portata a compimento da una serie di microrganismi di specie differenti, presenti naturalmente in quell'ambiente, ognuno dei quali apporta caratteristiche diverse, anche estreme, al prodotto.

Le materie prime di base sono:

Orzo maltato (Malto Pils) 60-70%
Grano non maltato 30-40%
Luppoli invecchiati 3 anni (a basso contenuto di alfacidi) quindi poco amaricanti

Una volta preparato il mosto, come detto prima, l'azione fermentativa viene svolta da:

Lieviti: Saccaromiceti, Brettanomiceti
Batteri: Acetici, Lattici

Il processo è molto articolato e complicato, dura molti mesi, e viene compiuto in botti che hanno contenuto Porto, Sherry, Whysky ecc. Il risultato finale è davvero intrigante, una birra estrema ed estremamente particolare nel gusto. Tant'è che in Belgio, sono molto diffuse le Lambic addolcite e aromatizzate:

Kriek: Lambic in cui il mosto è aromatizzato con le amarene
Framboise: Lambic in cui il mosto è aromatizzato con i lamponi
Faro: Lambic con aggiunta di zucchero
Esistono birre aromatizzate anche con altri tipi di frutta (pesca, banana ecc) ma sono meno diffuse

Ma le birre di questo stile più pregiate sono le Geuze, frutto dell'assemblaggio di Lambic giovani e Lambic invecchiate in botte.
Di solito mi soffermo anche sulle caratteristiche organolettiche e sensoriali del prodotto che descrivo, ma in questo caso non mi dilungherò troppo, in quanto penso che assaggiare una Lambic, (una Geuze) sia un'esperienza da provare e basta!!!
Provate questa...

Lambic Geuze Bio della Brasserie Cantillon (secondo me la migliore!!)

Qualche anticipazione?...al naso sentori di mosto con accenti acetati, di sidro, e lattici di formaggio fresco e note animali, (già qui secondo me, tanti sarebbero già scappati a bere una Becks), ma se sarete curiosi e non timorosi, all'assaggio un'acidità spiccata vi solcherà le papille lasciandovi però una scia citrica rinfrescante e per niente sgradevole, e poi......provate e sentirete quello che vi lascia!!!

per la serie: "ho visto cose che voi umani neanche vi immaginate" o "incontri ravvicinati del terzo tipo"
A parte gli scherzi, io ve la consiglio, poi, so già che le conclusioni sono due: o la ami o la detesti!!
In ogni caso un prodotto delle spiccate caratteristiche "naturali", e dirò di più, l'assaggio vi porterà indietro di millenni, in quanto probabilmente le prime testimonianze brassicole erano prodotti simili a questi piccoli tesori nascosti nel cuore del Belgio.

Per info più approfondite:

giovedì 20 marzo 2014

Trination...of wine!!

Cosa unisce Sudafrica, Australia e Nuova Zelanda?

Sicuramente la grandissima tradizione sportiva del rugby; Springboks, Wallabies e All Blacks sono tre tra le nazioni più forti.

Sono tre paesi morfologicamente, geologicamente e climaticamente molto complessi, e quindi paesaggisticamente bellissimi!..dalle grandi catene montuose ai deserti di terra rossa, dalle dolci e verdi colline alle ventose coste sull'oceano sferzate, nelle zone più a sud, dalle fredde correnti antartiche.

Ma un'altra cosa che unisce questi paesi è il vino!!


E allora grande serata degustazione (con risotto annesso!) con Ais Milano dove, trascinati da Guido Invernizzi, cerchiamo di scoprire tutti i segreti su questi "nuovi" paesi vitivinicoli.


Come fosse una competizione sportiva, si parte con il video degli inni nazionali e l'immancabile HAKA, la danza di guerra Maori eseguita prima delle partite della nazionale di rugby; sempre da pelle d'oca!!!


Senza dilungarmi troppo, qualche dato sulle zone, i vitigni e le tipologie di vino di questi paesi.



Sudafrica



Zone vinicole Photo from http://www.tesco.com
Vitigni: Chenin Blanc (Steen) Sauvignon Blanc, Chardonnay, Hanepoot (Moscato d'Alessnadria) Pinotage [PinotNeroXCinsault], Pinot Nero, Syrah

Stellenbosch è la zona più rinomata, seguita da Costantia Ward, Walker's Bay, Cape Point e Paarl; climi e terreni diversissimi, una particolarità è il vento forte sulle coste meridionali, all'incontro tra l'oceano indiano e atlantico


Australia





Zone Australia Photo www.wineaustralia.com

Vitigni: Chardonnay, Riesling, Sauvignon Blanc, Syrah (Shiraz), Pinot Nero, Cabernet Sauvignon

Le zone più rinomate sono nel South Australia;
Clare Valley, Eden Valley, McLaren Valley (produzione di Riesling)
Barossa Valley (Syrah)
Coonawarra (Cabernet Sauvignon)

Da segnalare Margaret River per i bianchi nel Western Australia, e l'isola della Tasmania per gli spumanti (dicono, non ho mai assaggiato..) di grande livello!

Anche qui, un clima tendenzialmente molto caldo, ma come detto anche per il Sudafrica, nelle vallate incastonate tra le colline più a sud non distanti dal mare, è facile avere anche venti gelidi antartici, che contribuiscono ad una forte escursione termica.
Un'altra particolarità, soprattutto nella zona di Coonnawarra, sono i terreni di "terra rossa", che vengono chiamati proprio con questa espressione in italiano, ricchi di ossido di ferro, che hanno grande potere assorbente e di ritenzione dell'acqua, un concetto molto simile all'Albariza in Andalusia.


Nuova Zelanda






Vitigni: Sauvignon Blanc, Chardonnay, Riesling, Gewürztraminer, Pinot Grigio, Pinot Nero, Syrah, Cabernet Sauvignon

Le zone di maggior pregio sono:

Isola Nord
Hawke's Bay (la più antica)
Martinborough (Pinot Nero)

Isola Sud
Marlborough (Sauvignon Blanc, Pinot Nero)
Central Otago (zona vinicola climaticamente molto vicina all'Antartide) Pinot Nero, per la serie: si fa un grande Pinot Nero non molto distante da dove ci sono i pinguini!!!
Si producono anche Riesling, Gewürztraminer e Chardonnay


Si parte con la degustazione: 3 batterie da 4 vini


1° batteria

1. PONGRA Pongrácz Méthodo Cap Classique Brut
 [SD]
2. Sauvignon Blanc Bubbles 2012 [NZ]
3. Pincushion - Sauvignon Blanc 2011 [SD]

4. Saint Clair Wairau Reserve '12
 [NZ]

Abbiamo imparato un paio di cose: In Nuova Zelanda si fa un metodo Martinotti con il Sauvignon Blanc (num 2); e che questi Sauvignon del nuovo mondo hanno dei profumi vegetali molto intensi (piselli, sedano), soprattutto quello sudafricano (num 3), mentre sono in genere più fortemente agrumati e tropicali i neozelandesi, (num 4). Ovviamente non c'è una distinzione così netta, dipende sempre da dove è stato prodotto. Personalmente il mio preferito è stato il num 4, gran bei profumi esotici e grande corrispondenza gusto-olfattiva con bella sapidità e ottima acidità.


2° batteria

1. Fleur du Cap Chenin Blanc 2012
  [SD]
2. Cumulus Rolling 2012 [AS]
3. Gossips stelvin GOCH Chardonnay 2012  [AS]

4. Fleur du Cap Pinotage 2011 [SD]

Interessanti i bianchi, soprattutto lo Chardonnay, diversissimo dai soliti che siamo abituati ad assaggiare, caratterizzato da una notevole sapidità, che viene anticipata al naso da un nota iodata, accompagnata da note di frutta gialla (albicocca e pesca). Inconsueto!
Molto buono lo Chenin, più rotondo e morbido, al naso si parte da profumi di mela verde, agrumi, e frutti esotici per arrivare anche a note di nocciola; molto persistente in bocca.
L'ultimo della batteria è il rosso sudafricano per antonomasia, il famoso Pinotage, vitigno frutto dell'incrocio tra... 

"..quella carogna del Pinot Nero, che cresce, matura e regala emozioni solo come, quando e soprattutto dove dice lui, e quel pacioccone, sorridente, allegro, paragonabile ad una di quelle persone che quando si siedono si vedono le righine di ciccia sui fianchi, che è il Cinsault!"

Questa è la descrizione, riportata pari pari, fatta da Guido Invernizzi dell'incrocio!! :-)
Penso che un'immagine così descritta sia azzeccatissima, anche perché poi, all'assaggio si ritrovano effettivamente le caratteristiche sopra dette dei due vitigni. Un rosso molto profumato (frutta rossa matura e spezie dolci) e che in bocca ha tutte le caratteristiche di un grande rosso senza essere troppo impegnativo. Gran bella scoperta!


3° batteria

1. Nepenthe Good Doctor Pinot Noir 2009 [AS]

2. Saint Clair Pinot Noir Block 5
 [NZ]

3. Aspen Shiraz 2010 [AS]

4. Te Mata Woodthorpe Syrah 2011 [NZ]


Passando ai rossi, a mio personalissimo parere, Nuova Zelanda batte Australia. Sono 4 vini fatti con due vitigni che amo molto e che danno (quasi) sempre prodotti di qualità; se dovessi dare un mio giudizio, premierei sicuramente il -Te Mata Woodthorpe Syrah 2011-
Intenso aroma di pepe nero, una nitidezza impressionante, accompagnato anche da note di frutti di bosco e altre note dolcemente floreali. All'assaggio si rivela di grande eleganza e intensità gusto-olfattiva, e lascia una scia speziata molto piacevole..Davvero buonissimo!!
Comunque di ottimo livello, anche se meno complessi, gli altri tre, dove, all'olfatto, mi colpiscono, soprattutto le intense note balsamiche di menta e liquirizia, (a me ha ricordato le caramelle Fisherman's) del Pinot Nero australiano (num 1) e il bel tannino elegante e una bella finezza di profumi (frutti neri, liquirizia, caffè) del Pinot neozelandese (num 2).






Serata lunga e piena di sorprese, in cui sento di avere imparato (come sempre) un sacco di cose di questo meraviglioso mondo del vino.
Penso che, niente come il mondo del vino ti insegni come non si debbano avere pregiudizi e preconcetti in testa; penso sia sbagliato fossilizzarsi sui vini più famosi e pluripremiati, pur buonissimi, ma magari già bevuti e ribevuti, o sulle zone più famose e blasonate, ma, capire che, soprattutto in questo "nuovo mondo", esistono ancora molti tesori da scoprire!
Il vino oltre che gioia e condivisione è cultura, perciò mettiamo da parte i pregiudizi e spieghiamo le vele alla ricerca di ciò che, magari poi ci può piacere di più o di meno, ma che sicuramente ci arricchirà..come appassionati di vini, ma anche come persone.